Italia : un progetto reazionario e liberista di restaurazione

Con la vittoria nelle elezioni politiche del 25 settembre delle destre, con un ruolo dominante dell’estrema destra di Fratelli d’Italia, si è aperta una fase gravida di pericoli per il movimento delle classi lavoratrici e per i diritti civili, sociali ed economici delle cittadine e dei cittadini.1

Siamo di fronte a un progetto reazionario di restaurazione conservatrice e identitaria della società espresso nella triade “Dio, Patria, Famiglia” contestuale a una piena assunzione delle politiche ultraliberiste e della centralità dell’Imprese, quello che il Manifesto ha definito “malefico connubio tra estrema destra e dottrina neoliberale”.

L’elezione di Ignazio Benito La Russa a Presidente del Senato (seconda carica dello Stato), un erede della storia fascista e di Lorenzo Fontana alla Presidenza della Camera (terza carica), un reazionario omofobo, antiabortista, nemico delle donne e dei migranti e poi la composizione del nuovo governo sotto la guida di Giorgia Meloni di FdI incarnano perfettamente il progetto di modificare a fondo la società italiana, già sconvolta dalle sconfitte del movimento operaio e dalle politiche di austerità dei precedenti governi di centro destra e di centro sinistra.

E’ un governo di mediocri, di reazionari dichiarati e di post fascisti, (11 erano già presenti nell’era di Berlusconi) , corrispondente alla realtà politica, ideologica, e materiale delle destre, quella “italietta” gretta e piccolo borghese, che arriva da una storia lontana, ma che è ben collegata ai poteri forti nazionali ed internazionali di questa fase del capitalismo.2

Questa destra si è affermata grazie agli arretramenti dei lavoratori e alle politiche condotte dai governi del centro sinistra che hanno disorientato e deluso larghi settori della popolazione. Utilizzerà a fondo i poteri politici ed istituzionali di cui dispone.

La prime misure

Le prime misure governative sono inequivocabili: norme liberticide da stato di polizia che colpiscono qualsiasi manifestazione o occupazione di luoghi o edifici con più di 50 persone che possano creare una situazione pericolosa, prevedendo non solo multe stratosferiche per i partecipanti, ma soprattutto pene detentive fino a 6 anni di carcere. La norma è presentata come anti rave party, ma in realtà vuole colpire gli scioperi, i picchetti, le occupazioni delle scuole (gli studenti dell’Università di Roma sono già stati selvaggiamente picchiati il giorno dopo la formazione del governo) e tanto più le occupazioni di fabbriche.3

Sul terreno della lotta alla pandemia si sono fatte decadere tutte le misure, anche quelle minime, di prevenzione, affermando che non ci saranno mai più restrizioni; i medici che avevano rifiutato di vaccinarsi hanno potuto rientrare subito in servizio, un messaggio di “liberi tutti” e un ringraziamento al “popolo NO vax” con cui le destre hanno sempre flirtato ottenendo moltissimi voti.

I propositi programmatici del governo

Giorgia Meloni nell’esporre il programma, alla sua consueta trimurti “Dio, Patria, Famiglia”, ha aggiunto un quarta divinità, a cui tutto si deve sacrificare: l’Impresa. la Meloni la propone come centralità assoluta in totale continuità con le politiche economiche del governo Draghi. con cui, in questi mesi, sempre si è consultata, pur essendo formalmente all’opposizione. L’attività imprenditoriale dei padroni non deve essere intralciata in alcun modo tanto che lo slogan è “non disturbare chi vuole fare”. La Meloni ripropone le misure che da anni centro destra e centro sinistra hanno realizzato senza alcun successo (per i lavoratori, non per i padroni) riduzione del cuneo fiscale, detassazione degli incrementi salariali integrativi, riduzione delle tasse per le aziende che assumono, contributi alle imprese, semplificazione delle regole e quindi dei controlli; di suo aggiunge la flat tax ed la liberalizzazione del contante che apre le porte all’evasione fiscale e non solo……

Libertà, libertà, libertà”, recita la Meloni… ma avrebbe dovuto aggiungere “di sfruttamento”.

Emerge una specificità italiana, la dimensione e il ruolo della piccola e media borghesia, molto superiore a quelli di altri paesi; molte imprese commerciali, turistiche, dei ristoratori, sono sopravvissute alla concorrenza capitalista solo grazie a un forte sfruttamento dei lavoratori, all’evasione fiscale e contributiva, ai condoni fiscali e ai sostegni dello stato; sono milioni di persone che costituiscono la base di massa delle forze delle destra in particolare della Lega e di FDI. Questi soggetti si sentono fortemente minacciati dalla crisi economica profonda; provano rabbia verso i partiti, rancore sociale, ribellismo; è un bacino in cui FdI ha trovato grande consenso: Per dare soddisfazione a questi soggetti la Meloni deve tagliare risorse da altre parti, quindi colpire il “reddito di cittadinanza”, un modesto sussidio (costa appena 7 miliardi all’anno, molto poco rispetto alle decine di miliardi regalati a padroni e padroncini) che ha permesso però ad alcuni milioni di persone, soprattutto al Sud, di sopravvivere.4

Non c’è spazio per prestare attenzione ai 5 milioni di poveri assoluti, agli altri 5 milioni in povertà relativa, alla dimensione enorme della disoccupazione e della precarietà e ai bassi salari e alle pensioni falcidiate da una inflazione  che raggiunge ormai il 12%.

Vedremo nei prossimi giorni quali misure saranno prese per il caro energia.

Dal complessivo impianto e dalle propensioni autoritarie derivano anche i propositi di modifica istituzionale del governo, per altro consoni alle tendenze dei paesi capitalisti: il presidenzialismo, ma anche l’autonomia differenziata delle regioni che dividerà ancor più i territori. Forte è la riaffermazione del ruolo nazionalista ed imperialista dell’Italia che deve  mantenere più che mai le sue truppe nel mondo per difendere i suoi interessi; indispensabile un forte incremento della spesa militare che il Parlamento, quasi all’unanimità, ha già deciso  facendola lievitare da 25 a 38 miliardi annui.  Pieno sostegno al complesso militar industriale italiano. Tutto questo è concepito all’interno dell’alleanza con gli Stati Uniti e della Nato; l’imperialismo italiano resta strettamente integrato nell’imperialismo occidentale.

La famiglia, per il governo, è solo quella tradizionale da sostenere con “un piano imponente per riscoprire la bellezza della genitorialità”.

Per i giovani tanto sport, un po’ di cultura, ma soprattutto, guarda caso, la “cultura di impresa” e del prestito d’onore per gli studi; se poi i giovani si ribellano all’ordine esistente dovranno fare i conti con le vecchie e nuove norme repressive.

Per i migranti è previsto lo sfruttamento selvaggio per chi è riuscito ad arrivare in Italia e il tentativo, già praticato in passato, di bloccare le migrazioni dall’altra parte del Mediterraneo: coloro che fuggono da guerre e carestie possono morire, ma lontano dai nostri occhi.

Dopo tre anni di pandemia, un dramma sociale enorme, 180 mila morti, un sistema sanitario al collasso, la sanità pubblica avrebbe dovuto essere al centro dei propositi del governo investendo massicce risorse necessarie per rilanciarla: invece nulla, salvo andare avanti nella privatizzazione della sanità.

Cancellare le lotte e un pensiero alternativo

La Meloni non vuole rivoluzionare il sistema capitalista, ma solo portarne a compimento le tendenze più negative dentro una restaurazione ideologica e materiale.

In proposito è stato richiamato da diversi autori il concetto gramsciano della rivoluzione passiva e del sovversivismo delle classi dirigenti per far fronte alle contraddizioni del sistema. In realtà la borghesia italiana ha da tempo operato una nuova rivoluzione passiva ( penso sia più giusto dire controrivoluzione) sovvertendo i rapporti di forza emersi nella stagione delle lotte degli anni ’70 e distruggendo una larga parte delle conquiste delle classi lavoratrici. Il suo problema è non essere riuscita a superare la crisi di direzione politica, dotandosi di strutture istituzionali e di partiti che garantiscano un’adeguata stabilità sociale. Difficile che la borghesia possa pensare che, fatte le debite proporzioni, Fratelli d’Italia, sia garante di una stagione di stabilità, anche se li useranno appieno contro la classe operaia.

La Meloni ha fatto una ricostruzione farsesca delle vicende degli anni 70, dimenticandosi le terribili stragi compiute dalle forze fasciste in collusione con settori dell’apparato statale per fermare l’ascesa del movimento operaio. Nel suo intento di restaurazione del paese vuole cancellare la storia delle lotte sociali e democratiche e quindi anche il pensiero, variamente declinato, democratico, progressista, socialista e comunista e gli ideali di libertà ed eguaglianza richiamati nella Costituzione del ’48, un senso comune nell’opinione pubblica, per certi versi quasi una religione laica, prodotta dalla Resistenza antifascista, poi dalle grandi lotte sindacali e dai grandiosi movimenti sociali e democratici Tutto questo è stato rappresentato e organizzato non solo dai sindacati e dai partiti della sinistra, ma anche dalle strutture associative come l’ARCI (Associazione Ricreativa Culturale) e l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani) e da altre forme di movimento. E’ una cultura sociale e politica, odiata e combattuta dalle destre perché totalmente alternativa al fascismo  e alla reazione, una visione di libertà, di diritti democratici e di giustizia sociale che molti speravano potesse realizzarsi pienamente con il superamento del capitalismo.

A dire il vero è da anni che un po’ tutta classe dominante e i suoi media operano non solo per oscurare quella storia e gli ideali di una società più giusta e alternativa, ma per far arretrare e sconfiggere il movimento dei lavoratori. Hanno lavorato in questa direzione anche le forze del centro sinistra che hanno rinunciato a ogni idea di trasformazione della realtà, sposando le dottrine neoliberiste, e partecipando alla riduzione della democrazia borghese parlamentare. Oggi la storia presenta il suo conto con l’estrema destra che vuole la revanche, una piena restaurazione identitaria e nazionalista tanto più in una crisi epocale, ambientale e di civiltà come quella attuale del sistema capitalista.

Rispondere al progetto delle destre

Ad oggi la risposta delle forze sindacali, che in tutti questi anni sono stati subalterni alle politiche del capitale, è stata inesistente; hanno assunto posizioni ambigue ed attendiste del tipo: ” giudicheremo il governo sulla base di quanto farà”.

Molte forze politiche, sociali, associative e sindacali, ma anche democratiche e “progressiste”, si stanno però muovendo per costruire le risposte sui diversi terreni su cui si manifestano le contraddizioni del capitalismo e le politiche governative. La lista delle iniziative e manifestazioni in calendario è lunghissima e meritevole; la sfida è se riusciranno a trovare rispondenza di massa e le sinergie necessarie per essere efficaci e pesare nello scontro complessivo.

Indispensabile è ricostruire un movimento delle lavoratrici e dei lavoratori capace di reggere l’urto che verrà e punto di incontro di tutte le lotte sociali. Va rivendicato nei sindacati a partire da quello più grande, la CGIL, di cambiare passo, costruendo una ampia unità della classe operaia e delle/degli sfruttati, delle sue organizzazioni, compresa l’unità con i sindacati di base combattivi (che per parte loro hanno già indetto il 2 dicembre uno sciopero nazionale) intorno a una piattaforma di lotta per forti aumenti salariali, la scala mobile dei salari, l’abrogazione delle leggi della precarietà e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario; un piano pubblico per creare milioni di posti di lavoro (sanità, scuola, ecc.), la patrimoniale e un’imposizione fiscale fortemente progressiva; no alle spese militari.

La bussola è tenere legate le battaglie economiche e sociali con quelle ambientali e dei diritti civili, quadro indivisibile di una prospettiva di unità e di alternativa al sistema. Contro il capitalismo che genera miseria, sfruttamento e guerre occorre costruire un’alternativa di società basata sulla giustizia, la solidarietà, i diritti civili e sociali in una ottica anticapitalista. Ed è possibile farlo solo con la mobilitazione, l’autoorganizzazione nei luoghi di lavoro e la partecipazione popolare mettendo in discussione i meccanismi dello sfruttamento padronale e del profitto. Il collettivo della GKN di Firenze, che da un anno conduce una dura lotta per la difesa della fabbrica propone e lavora per la convergenza di tutte le insorgenze, cioè le lotte sociali, sindacali, di territorio, ambientali e la condivisione degli obiettivi. E’ un punto di aggregazione di forze che già sono state in grado di costruire grandi manifestazioni con una pluralità di soggetti (12 mila partecipanti a Bologna il 22 ottobre) E’ la strada che tutte le forze di classe che combattono questo governo stanno provando a percorrere.

Franco Turigliatto è un leader di Sinistra Anticapitalista.

  • 1Gli elementi principali delle elezioni sono stati: il record negativo degli astenuti, 17 milioni, (solo il 63% degli aventi diritto ha partecipato); la coalizione delle destre ha ottenuto il 44% dei voti, come nel 2018, ma al suo interno c’è stato un massiccio spostamento verso l’estrema destra con milioni di voti trasmigrati a Fratelli d’Italia (FdI) di Giorgia Meloni che ha avuto 7.300.000 voti (26%). La Lega di Salvini si è fermata a 2.464.000 (8,77%) e Forza Italia (FI) di Berlusconi 2.278.000 (8,11%). La divisione delle altre forze politiche ha permesso alle destre di conquistare quasi tutti i seggi uninominali. La legge prevede collegi con elezione uninominale e collegi con elezione proporzionale; è una legge antidemocratica voluta a suo tempo dal PD, da FI e Lega Nord, che ha dato alle destre una maggioranza schiacciante sia alla Camera (237 deputati su 400) che al Senato (115 su 206). Il Partito Democratico (PD) di Gianni Letta ha raccolto 5.356.000 (19,07%); Il Movimento 5 Stelle (M5S) di Giuseppe Conte 4.333.000 (15,43%). Alleanza Verdi e Sinistra 1.018.000 (3,63%).
  • 2Il governo è composto da 24 ministri di cui 9 di FdI, 5 della Lega e 5 di FI, 5 “indipendenti tecnici”, cioè conservatori legati alle destre. Le ministre sono solo 6. Un vecchio magistrato conservatore, Nordio è Ministro della Giustizia, il leghista Giorgetti, un amico dei padroni del Nord, è il Ministro dell’Economia. L’uomo di fiducia della Meloni, Crosetto, un grande affarista nel settore dell’industria militare, è Ministro della Difesa! Ministro dell’Interno è Piantedosi, prefetto di Roma, responsabile dell’ordine pubblico nella capitale, quando gli squadristi di Forza Nuova sono andati indisturbati ad assaltare la sede della CGIL. Eugenia Roccella, ministra della famiglia rappresenta, per le sue posizioni, una dichiarazione di guerra ai diritti delle donne; Marina Calderoni, ministra del Lavoro presiedeva l’Ordine dei consulenti del lavoro, quelli che sostengono le aziende contro i lavoratori. Il cognato della Meloni diventa Ministro dell’Agricoltura.
  • 3Sono misure in piena continuità con norme repressive delle lotte sociali già varate tempo fa dal centro sinistra e mai abrogate.
  • 4La narrazione delle destre è: “i poveri sono poveri perché oziosi o incapaci; i ricchi sono abbienti per merito e perché “si sono dati da fare”.

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